Carissimi,
il 28 giugno prossimo, centenario della nascita di Silvano Arieti, sarà emesso un suo francobollo commemorativo. Si tratta del primo riconoscimento di questo genere ottenuto da uno psichiatra italiano, e si tratta del terzo pisano, dopo Galileo e Pacinotti, raffigurato su un francobollo. Sabato 28 dalle 9 alle 15 sarà possibile ritirare il francobollo e gli altri prodotti postali con l’annullo primo giornopresso la Scuola Normale, piazza dei Cavalieri, dove dalle 10 alle 12 avrà luogo una presentazione alla cittadinanza e a tutti gli interessati della figura di questo eminente studioso. Per vostra comodità alleghiamo in anteprima il testo che troverete sul Bollettino postale, che sarà possibile acquistare contestualmente. Parteciperanno all’iniziativa gli esponenti del Comitato promotore, dal Sindaco ai rettori di Università, Scuola Normale e Scuola Sant’Anna, la Società Italiana di Psichiatria, colleghi che lo conobbero personalmente, parenti, allievi e amici per festeggiare questa particolare occasione. Vi preghiamo di segnare la data sull’agenda fin da ora, riceverete il programma completo non appena sarà “chiuso”. Vi preghiamo anche di diffondere la notizia a chiunque riteniate possa essere interessato. Vi preghiamo infine di rispondere a questa mail con l’indicazione della vostra presenza o meno, al fine di organizzare adeguatamente l’iniziativa. Vi aspettiamo con la gioia di condividere un riconoscimento che onora tutta la psichiatria come scienza, come clinica, come ricerca. Giovanni Umberto Corsini e Rita Bruschi Associazione Centro Studi e Ricerche sulla Psiche Silvano Arieti
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Silvano Arieti (Pisa, 28 giugno 1914 – New York, 7 agosto 1981), laureatosi in Medicina a Pisa con il massimo dei voti all’indomani della pubblicazione del “Manifesto degli Scienziati” che anticipa di poco le leggi razziali, si vede costretto a partire per gli Stati Uniti, dove completerà la propria formazione in psichiatria, neurologia, psicologia e psicoanalisi.
Mantiene infatti aperta la sua ricerca in molteplici direzioni, dando pari dignità al mondo interno quale appare dal punto di vista psicoanalitico, ed al funzionamento organico cerebrale quale appare dal punto di vista delle neuroscienze; con il coraggio e la libertà intellettuale di affrontare sentieri della conoscenza su cui ben pochi avevano fino ad allora osato inoltrarsi, sostiene la cura psicodinamica anche dei pazienti affetti da schizofrenia e da gravi disturbi dell’umore; elabora una teoria della patologia e della tecnica psicoterapeutica fondate sulla qualità del rapporto interpersonale, valorizzando quindi la centralità della relazione terapeuta/paziente; si occupa della psiche a tutto tondo, nella normalità e nella patologia, ma specialmente esplora e rivendica con determinazione la dimensione spirituale della sofferenza umana. Lavorerà come medico al New York State Psychiatric Institute, sarà professore di Clinica psichiatrica presso il New York Medical College, analista supervisore presso il William Alanson White Institute, sempre a New York. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti del proprio operato quale ricercatore, didatta e clinico, in Italia e all’estero (le sue opere sono state tradotte in molte lingue), fra cui il National Book Award for Science (mai assegnato alla psichiatria), vinto nel 1975 negli Stati Uniti per il suo opus magnum: Interpretazione della schizofrenia. Arieti ha inoltre contribuito in modo determinante al rinnovamento della psichiatria e della psicoterapia italiane a partire dai primi anni ’60, in cui le sue opere furono rese disponibili in italiano. Fu un punto di riferimento per chi voleva trasformare in senso moderno e umano l’assistenza psichiatrica italiana superando, più che semplicemente abolendo, il manicomio, con l’introduzione delle dimensioni relazionali, psicoterapiche, psicosociali nel trattamento dei pazienti più gravi. Almeno due generazioni di psichiatri hanno trovato spesso proprio nella sua impostazione la motivazione ad impegnarsi in una professione così particolare e gravosa. L’ampiezza e la profondità dei contributi da lui offerti alla comunità scientifica lo rendono un riferimento imprescindibile nella storia della psichiatria, e la sua opera è tanto ricca di spunti di elaborazione da costituire a tutt’oggi un utile strumento nell’affrontare sia la complessità delle esperienze cliniche che il continuo evolversi di una teoria della psiche. A vent’anni dalla morte si è costituita a Pisa un’associazione a lui dedicata, Associazione Centro Studi e Ricerche sulla Psiche Silvano Arieti, con lo scopo di proseguire e approfondire gli indirizzi da lui indicati riguardo il mondo psichico. Sul sito www.silvanoarieti.it sono disponibili informazioni esaustive su Arieti e sull’attività dell’associazione. Da quindici anni si svolge annualmente un Convegno congiunto fra Opifer, associazione di psicoanalisti italiani, e American Academy of Psychoanalysis and Dynamic Psychiatry, di cui egli fu presidente, su vari temi ma sempre esplicitamente “sulle orme di Silvano Arieti”. Egli seppe operare una sintesi fra i lati migliori di due mondi eterogenei: la ricchezza del suo bagaglio culturale classico in fatto di letteratura, filosofia, storia, storia dell’arte, e l’apertura mentale che trovò nel suo paese adottivo. Se la formazione italiana si ravvisa nella vastità degli interessi, nella predilezione per l’espressione artistica, nella portata filosofica che comunque si preoccupa di ascrivere ai risultati dei suoi studi, la cultura americana traspare non solo nello schema di riferimento evoluzionistico, nell’influsso della teoria generale dei sistemi, nelle riserve sulla psicoanalisi classica, nella considerazione del cognitivismo e nella scarsa attenzione alle teorie esistenzialistiche, ma anche nell’orientamento pragmatico ed empirico globale, nell’approccio fondamentalmente fiducioso ed ottimista con cui egli mostra di accostarsi anche ai motivi più ardui del suo lavoro. Disponendo di un atteggiamento mentale aperto, capace di cogliere l’essenziale come pure di concentrarsi, di approfondire, di possedere chiarezza di metodo e di idee e di saperli adattare al nuovo per trovare prospettive personali, nel corso delle sue ricerche sulle varie manifestazioni della psiche era per lui naturale integrare le due culture, umanistica e scientifica, e lo si vede in tutti i testi che ha dedicato, per esempio, alla schizofrenia, alla depressione, alle fobie, ai processi cognitivi, alla creatività, alla volontà, all’amore. Tipicamente quando affronta una data ricerca svolge sempre una rassegna critica: vaglia tutti gli approcci possibili, sottoponendo i dati in suo possesso a una visione panoramica ed ampia per poi comporli in soluzioni personali e innovative e comunque aperte ad altri approcci possibili, ad altre soluzioni. Questo stile si ritrova ad esempio nell’American Handbook of Psychiatry da lui curato, nella evidente volontà di un confronto sul campo, sul terreno clinico, senza chiusure o limitazioni ideologiche o aprioristiche. Questo corposo manuale (sette volumi nell’edizione americana) offre uno specchio della psichiatria a cavallo tra due mondi ma anche una chiave per comprendere il modo in cui Arieti si pone di fronte ai massimi problemi della psiche. Suo convincimento e indirizzo operativo è che anche negli stati patologici più disperati esiste una soggettività, intesa come capacità e potere di responsabilità, ed è questa che va promossa. Egli muove dal totale rispetto della persona del paziente perché convinto che le infinite possibilità simboliche dell’uomo possano sempre dar conto di un valore e di un significato emergenti nelle vicissitudini umane, per quanto sconcertanti o bizzarre o lesive esse possano essere. La patologia può offrirci un’ermeneutica dell’esistenza; in momenti cruciali della vita la sofferenza psichica può essere perfino una qualità spirituale, un modo di proteggere l’immagine dell’uomo e dell’umanità. Il suo approccio psicoterapeutico consisteva quindi nell’instaurazione di un rapporto autentico con il malato, nel trattamento specifico dei meccanismi psicotici, “nello studio delle circostanze della vita, delle idee che ci facciamo riguardo a tali circostanze, lo studio dei nostri ideali e di ciò che ne facciamo e di come li usiamo per creare dei sentimenti.” “Quanto maggiore è il male, tanto maggiore deve esserne la comprensione e l’amore necessario a sconfiggerlo”. Negli ultimi due anni prima della morte pubblica due testi che ricapitolano una vicenda e un’appartenenza che hanno segnato la sua vita. In uno rinarra, interpretandolo simbolicamente, l’eccidio nazista avvenuto a Pisa il 1° agosto 1944, in cui trovarono la morte il Parnàs, Giuseppe Pardo Roques, e altri undici suoi ospiti, di cui cinque cristiani. La condizione psichica di Pardo, che era un grave fobico, ebbe per aperta ammissione di Arieti un’influenza determinante sulla sua decisione di diventare psichiatra, e tale profondo coinvolgimento può aiutare a capire fino a che punto la riflessione sulla condizione di ebreo abbia contribuito allo sviluppo della sua attività di medico e di ricercatore. Nell’altro, Abramo e la mente contemporanea, viene offerta una formulazione quasi testamentaria dell’esperienza globale di una vita spirituale. Per Arieti i processi cognitivi hanno un’importanza decisiva nella struttura e nello sviluppo del mondo interiore e la creatività è uno dei modi più importanti in cui l’essere umano può svilupparsi. Il malato mentale forse proprio a causa della sua malattia attinge e può avere da offrire risorse di saggezza e intuito profondi. Il messaggio di Arieti è di un ordine mistico supremo che tocca la fonte stessa della creatività. “Ciò che definisce l’uomo non è soltanto la sua natura ma anche la sua capacità di trascenderla. Ciò che lo caratterizza non è soltanto la sua origine, ma anche i suoi fini. I più importanti di essi sono la ricerca dell’autonomia, l’affermazione dell’individualità e il perseguimento del bene comune. Il grado di maturità di un uomo dipende dalla misura in cui è riuscito a realizzare questi scopi. (…) Dobbiamo voler essere degli esseri umani.” Prof. Giovanni Umberto Corsini Ordinario di Farmacologia – Università di Pisa Presidente dell’Associazione Centro Studi e Ricerche sulla Psiche Silvano Arieti Dott.ssa Rita Bruschi Psicologa Psicoterapeuta Vice Presidente dell’Associazione Centro Studi e Ricerche sulla Psiche Silvano Arieti |